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DIARIO DI LUGLIO


           

TRENITALIA (racconto)

Ogni volta che salgo sul treno avverto l’intensità che vivranno le mie emozioni nell’incontro con questo o quel passeggero , con questa o quella situazione umana.

Per mio conto, all’inizio del viaggio, passeggio nei vari vagoni fino a far sì che la memoria prenda possesso dell’intero treno e mi siedo là dove avverto l’esistenza di un spazio umano, o, in qualche passeggero, il desiderio di comunicare, spesso espresso con uno sguardo indugiato o perfino col sorriso.

Ieri mi sono seduto in fondo al vagone, al posto riservato agli andicappati, deciso a evitare gli incontri, interessato a leggere un romanzo che mi appassiona.

Immerso nella lettura per una buona mezzora, viaggio con la mente nel sud degli Stati Uniti, dove si discute sul destino di un omicida minorenne condannato a morte, tra nubi nerastre di razzismo, esplosioni di candore e di solidarietà a favore del povero minorenne. D’improvviso sono rapito dalla voce vibrante di un bimbo.

“Mamma… “

“Sì…”

“Se tu e papà divorziate, io e Claudio dove andiamo?”

“Non fare domande sciocche. E poi nessuno sta divorziando.”

“Si ma se poi tu e Claudio divorziate io dove vado?”

 “Claudio è tuo fratello e i figli non divorziano dalla loro famiglia.”

Vedo solo una manina paffuta, candida e agile, spuntare dallo spazio tra i due sedili.

“Sì ma ascolta, se tu e papà invece divorziate noi due dove andiamo?”

“Ti ho appena detto che nessuno sta divorziando.”

“E allora perché tu prima di partire hai detto a papà “Sono stufa, non ti sopporto più,  se non lo faccio è solo per i bambini.”?

Non credo possa avere più di cinque anni il proprietario di questa vocetta determi-nata e vagante in un treno in corsa.

 “Ma cosa ti inventi.”Reagisce la voce vibrante della madre.

Intanto nel vagone gli sguardi dei passeggeri vagano alla ricerca di volti altrettanto incuriositi dal dialogo in corso. Molti osservano con discrezione l’evolversi della piccola inchiesta sul divorzio.

“Ma è vero che se tu e papà divorziate io e Claudio possiamo stare con lui solo la domenica?”

“Chi te l’ha detto?”

“Claudio. Mi ha detto che tu piangevi di notte e papà ti ha detto “Smettila di frignare, non vedi che è notte?”

A questo punto una risatina sommessa emerge dal sedile di fronte e  la piccola mano si ferma, rimane immobile.

“Tuo fratello parla nel sonno.”

“Mamma…”.

“Dimmi..!

“Ma se divorziamo io e te, posso stare anche con papà?”

“Noi due non divorzieremo mai. Mai.”

 “Perché?”

“Perché un bambino non può divorziare dalla sua mamma, ci mancherebbe,”

“Ma se io proprio voglio.”

“Non si può e poi chi ti darebbe da mangiare?”

“Mamma… cosa vuol dire “divorziare”?”

“Che se uno divorzia deve trovarsi un’altra casa e dove mangiare e dormire.”

“Ah, ma allora io posso divorziare da Claudio?”

“Claudio è tuo fratello e i fratelli non possono divorziare, te l’ho già detto. Taci adesso. Hai gli occhi pieni di sonno, vieni qua.”

Si capisce dalla sparizione rapida della piccola mano dietro il sedile che la madre ha preso in braccio il bambino nella speranza di farlo addormentare.

“Mamma, ma se divorziamo tutti? Io, te, Claudio e anche papà che succede?”

“Dormi. “

“Eh mamma che succede se divorziamo tutti e quattro?”

“Te lo dico quando ti svegli… Adesso dormi.”

Un tenue filo di voce percorre l’intero vagone è quasi un sussurro ma si ode chiaramente.

“Mamma…Mam…Mah…M” Silenzio…

Un leggero, delicato applauso saluta il sonno del bambino.

I passeggeri si abbandonano a un sorriso di pace.

L’integrità della famiglia è salva.

Silvano Agosti

 

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UN MIO PENSIERO VAGANTE

 “LA CORRETTEZZA PORTA SERENITA’

LA PERFEZIONE SOLO TORMENTI”

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NEL MESE DI LUGLIO HO PROGRAMMATO TRA L’ALTRO

 AL CINEMA     AZZURRO SCIPIONI

IL GRAN BEL FILM DEI FRATELLI TAVIANI

             “CESARE DEVE MORIRE”

CESARE DEVE MORIRE  (Orso d’oro 2012)                         

 un film di  PAOLO e VITTORIO  TAVIANI

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Domande.

Molti mi chiedono cosa penso e come  valuto l’importanza politica assunta recentemente dal movimento cinque stelle di Beppe grillo.

Ora cercherò di comunicare quello che direi a Beppe Grillo se mi chiedesse un parere sulla sua situazione.

Mi piacerebbe tanto che Beppe decidesse, come del resto sembra essere sua intenzione, di non candidarsi mai ad alcun ruolo politico ufficiale tipo “Presidente”, “Leader di movimento”, “Segretario”, “Onorevole” etc.

Troverei straordinario che si continuasse ad organizzare delle forti strutture di base, agganciate con ampi strati della popolazione, da consultare in modo permanente sul da farsi per quanto riguarda le grande decisioni.

Procurerebbe gioia che la finalità principale del movimento Cinquestelle fosse e rimanesse “il benessere

Di tutti e la difesa della dignità di ognuno “.

Caro Beppe, se a capo del movimento c’è infatti il movimento stesso, magari con allargamento continuo della base popolare consultata via internet, è difficile per qualsiasi potere decapitarlo. Se invece si cade nella trappola di una popolarizzazione esaltata del singolo fino a farlo diventare il solo leader, simbolo  vivente del movimento Cinquestelle, allora basterà eliminarlo per spegnere la bella luce che tu e tutti i tuoi compagni avete acceso.

Insomma, la sola proposta che ti faccio è ampliare la serie di “mailing list” di persone che vogliono contribuire al reale miglioramento della realtà sociale, lunghe mailing list relative ai vari settori in cui vi troverete ad operare sul territorio in modo che la consultazione sia quasi immediata e potente nel numero dei partecipanti. Una sorta di scudo umano potente per difendersi da ogni attacco.

Inoltre c’è un altro tranello micidiale: la tentazione di esaurire le proprie energie attaccando il sistema nelle sue contraddizioni e fragilità.

Ogni sistema è pronto a difendersi da qualsiasi attacco, ma non è per niente in grado di affrontare chi si muove a fianco della vita.

La forza del potere consiste nel riuscire ad impedire a tutti di “vivere” e  imprigionare la presenza umana nell’ esistenza.

Quindi affiancarsi alla vita significa per certi versi ottenere la massima potenza creativa di un modo nuovo di concepire e organizzare la presenza umana su questo pianeta.

Ma cosa si intende per “vivere” oltre all’esistere?

 Vediamo un po’.

A questo proposito riporto un breve passaggio tratto dal mio libro LETTERE DALLA KIRGHISIA.

 “Per poter veramente “vivere” e funzionare bene il corpo umano deve innanzitutto poter e saper dormire, il che non significa solo andarsene a letto e chiudere gli occhi. Esiste una vera e propria cultura del sonno.                                       

Dopo aver dormito bene, ogni essere umano deve poter e saper mangiare, evitando di introdurre nell’organismo qualsiasi sostanza estranea ai suoi reali bisogni.

Poi deve poter e saper lavorare, ma, come ormai qui da noi tutti fanno, lavorare il meno possibile, comunque non più di tre ore al giorno (A PIENO STIPENDIO) CHE GARANTISCONO PIENA OCCUPAZIONE PER TUTTI E LA MASSIMA PRODUTTIVITA’.

Ogni giorno deve poter e saper imparare, qualsiasi cosa, ma sempre collegata al desiderio di conoscere, come nutrimento della personalità. Deve saper dare, perché dare non è solo uno dei massimi piaceri ma anche un meccanismo di rinnovamento del pensiero e della personalità.

Poi deve poter e saper creare, lasciando una traccia di sé e della propria unicità.

Deve poter e saper amare, poter e saper fare l’amore, arte qui da noi prima affidata al caso e conosciuta solo superficialmente come nel resto del mondo, ora divenuta qui in Kirghisia materia di dialogo e di conoscenza.

Infine è fondamentale saper vedere quel velo di mistero che ricopre ogni cosa.

Ovvero saper guardare gli oggetti e le persone che ci circondano ogni giorno, come se li vedessimo per la prima volta.”

Questi sono dunque gli otto bisogni e desideri naturali che, una volta soddisfatti, garantiscono a chiunque una stabile serenità, quindi un magnifico percorso di vita…”

“La costituzione kirghisa è dunque composta da un solo articolo, facile da ricordare e quindi non scritto.                          “Al centro di ogni iniziativa, l’attenzione dello Stato e dei cittadini va innanzitutto all’Essere Umano e alle sue necessità.”

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Il mese che preferisco.

Il mese dell’anno che preferisco

è il tredicesimo.

Quello delle stagioni inesistenti.

Quello in cui gli uomini,

incontrandosi, sorridono.

Il mese in cui il sole non tramonta mai

e gli sguardi si perdono nell’orizzonte.

E per trenta candidi giorni

Anche tu mi ami nel desiderio.

***

Messaggero

Va da lei,

brezza della sera

falle sognare

l’incontro con me

nella vastità della notte.

Sciogli i nodi

Che legano le sue dita

E fa che le sue labbra

Mi cerchino

Anche a metà del giorno.

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La mail della settimana

Da: Manuela Pazienza [mailto:manuelasticca@gmail.com]
Inviato: lunedì 2 luglio 2012 12.32
A: silvanoagosti@tiscali.it
Oggetto: il grande bluff

IL GRANDE BLUFF

Ieri ho partecipato, mio malgrado, alla “festa nuziale” di una mia cara amica…ho guardato nell’orrore degli obblighi e degli assurdi vincoli, l’ho vista, profondamente infelice partecipare al gioco delle illusioni sociali in nome di una mortifera tranquillità.
Non capisco come si possa rinunciare così alla vita, come non si tenti neanche di intraprendere un’altra via, come sia possibile che questo sistema sociale sia riuscito a istillare così tanta paura.
Certo, io non sono da meno, sono ancora aggrappata a un lavoro che odio e che mi porta via 10 ore al giorno, di cui capisco perfettamente l’inutilità e che mi provoca tormenti inauditi, ma voglio credere che riuscirò a lasciare anche quest’ancora: l’ultimo grande scoglio davanti ai miei occhi. “Sono ancora qui,ma solo per ora” è il mio mantra quotidiano.
Ho conosciuto la sofferenza molto presto, ho imparato molto, ma non ancora abbastanza.
Quando il destino mi ha fatto incappare nella sua persona ricordo perfettamente il senso di leggerezza e di sollievo che ho provato ascoltando i suoi discorsi, amando il suo cinema, leggendo i suoi diari.Finalmente qualcuno capace di dar voce a quello che ho sempre pensato ( e cercato di spiegare con scarsi risultati) sui “sacri vincoli” sociali e non solo.
E poi, in quanto donna, voglio ringraziarla doppiamente.
Mi piace pensare che lei capirà ciò che a parole mi riesce sempre complicato spiegare, il linguaggio è gabbia…vorrei non dover parlare mai più…vorrei vivere di emozionanti silenzi.

Grazie e scusi per il tempo rubato…

Con affetto,
Manuela.

Cara Manuela,

il fatto è che la cultura di potere gestita da ottusi individui, da sempre terrorizzata dalla misteriosa abissalità della donna e profondamente invidiosa del suo poter “creare” la vita, ha fatto in modo che ogni donna cresca con una profonda disistima in se stessa.

Tanto che neppure puo’ passarle per la mente il progetto di avere una casa propria, una propria autonomia economica, una personale e chiara visione del mondo, una diversa idea di come e con chi avere dei figli.

Così gran parte delle donne, o forse quasi tutte, dai venti ai trent’anni pensano di cercare il loro amore, l’uomo della loro vita, in realtà inconsciamente stanno cercando la garanzia affettiva di avere un appartamento, un televisore, un frigorifero e un paio di ciabatte.  

Bello sarebbe se, a 18 anni, ognuno, come accade in Kirghisia,  ricevesse in dotazione una casa, una sua  casa, nella quale creare un proprio spazio una propria assestata serenità. Del resto si è calcolato che rinunciando a un quinto delle spese militari si potrebbe procurare una casa e due pranzi caldi al giorno a ognuno dei sette miliardi di esser che popolano il pianeta terra.                                                                                                                                                                                                                        Vorrei che tu, come tutti, potessi convincerti di quanto sei preziosa, potessi scoprire una volta e per sempre che l’essere umano quindi anche una come te, magari liberata dagli innumerevoli legami, obblighi e inconsapevolezze, è il massimo capolavoro che la Natura ha fatto in cinque miliardi di anni.                                                                                                         Intanto ti abbraccio e ti invito a osservare il miracolo di un qualsiasi movimento della tua mano di fronte a ai tuoi occhi e a leggerti la risposta che ho dato alla mail della settimana nel diario di giugno. Lì troverai tutte le istruzioni per avviarti, come donna, sul sentiero della libertà.

Silvano Agosti